DICHIARAZIONE RIGUARDANTE IL CULTO DI DOGYAL/SHUGDEN
Tso Pema Centro di Cultura tibetana e Dharma desidera esprimere totale fiducia e rispetto verso Sua Santità il Dalai Lama e completo accordo per quanto riguarda la pericolosità della pratica del culto di Dogyal/Shugden.
Dal 1978 Sua Santità il XIV Dalai Lama, in qualità di leader spirituale, ha pubblicamente evidenziato quanto la pratica dello spirito chiamato Dogyal/Shugden sia degenerata al punto da assumere la connotazione di un vero e proprio culto, con forti caratteristiche settarie.
Storicamente, i seguaci più fanatici di questo culto sono stati protagonisti di iniziative settarie che sono spesso sfociate in azioni persecutorie e violente nei confronti di altre scuole del buddhismo tibetano. Hanno sempre giocato un ruolo di divisione che ha indebolito l’unità del popolo tibetano e l’armonia tra i praticanti. Non è un mistero che all’interno della Cina, i seguaci di questo culto godano del sostegno dei gruppi più retrivi che si oppongono a qualsiasi dialogo con il Dalai Lama.
Nel passato tale spirito veniva spesso invocato sia come protettore del Dharma, sia per ragioni più mondane, ma vi sono sempre stati punti di vista molto contraddittori sulla sua natura e funzione.
Per questo, sebbene ne abbia seguito la pratica fino all’età di quarant’anni, dal 1975 il Dalai Lama stesso ha deciso, dopo una lunga serie di ricerche, non solo di interromperla, ma anche di rendere pubblici i problemi storici, sociali e culturali che sono collegati ad essa.
In breve, la nocività di Dogyal/Shugden può essere riassunta come segue:
• contrariamente a quanto affermato dai suoi seguaci, Dogyal/Shugden non è un protettore illuminato,ma un essere che è sorto per effetto di preghiere e invocazioni distorte;
• la sua natura è quella di uno spirito nocivo demoniaco;
• il suo effetto è quello di distruggere il Buddhadharma e danneggiare gli altri esseri.
I problemi derivanti dalla sua pratica sono riassumibili in tre punti essenziali:
• Vi è il pericolo che il Buddhismo Tibetano degeneri in una forma di culto degli spiriti, in quanto la pratica di Dogyal/Shugden porta coloro che la seguono a considerare questo spirito come più
importante del Buddha stesso.
• C’è la concreta possibilità che tale pratica costituisca un ostacolo insormontabile verso la creazione di un’autentica cultura non settaria, in totale contrasto con uno degli obiettivi che più stanno a cuore a Sua Santità, ovvero la promozione di una sincera armonia tra le diverse religioni.
• Infine, vi sono seri problemi connessi alla preservazione della cultura Tibetana, emersi già ai tempi del V Dalai Lama (XVII secolo).
Per queste ragioni, i praticanti di Dharma appartenenti ai sottoscritti Centri si impegnano costantemente a far conoscere la verità su questa annosa questione, che –ripetiamo – è supportata da un’ampia documentazione analizzata accuratamente. Mosso dalla sua grande compassione, sentendo su di sé la responsabilità che gli deriva dal ruolo di guida religiosa – ovvero di colui che deve indicare il corretto sentiero spirituale da seguire – Sua Santità sconsiglia di praticare il culto di questo spirito non per suo interesse personale, ma perché ne è dimostrata la pericolosità per i praticanti stessi.
Pertanto, i sottoscritti Centri si dissociano e condannano fermamente qualsiasi forma di protesta nei confronti di Sua Santità il Dalai Lama, promossa da organizzazioni dedite al culto di Dogyal/Shugden che, volendo fomentare in modo strumentale una campagna denigratoria nei Suoi confronti diffondono accuse totalmente prive di fondamento:
• Sua Santità viene accusato di proibire tale pratica; ciò è falso poiché, come ripetutamente affermato dal Dalai Lama stesso, la scelta di non coltivare questa pratica è individuale e deve essere fatta non per mera accettazione delle sue parole, ma dopo un’analisi accurata di ciò che viene detto. Quanto alla richiesta di Sua Santità che i praticanti di Dogyal/Shugden non partecipino ai suoi insegnamenti, iniziazioni o conferimento di voti, in qualità di maestro spirituale, egli ha ogni diritto di decidere chi può prendervi parte, e lo fa per la ragione che ciò metterebbe in pericolo sia il maestro che gli studenti a causa di una relazione contaminata.
• Sua Santità viene accusato di sopprimere la libertà di religione: ciò è falso poiché a nessuno è stato mai impedito di invocare questo spirito privatamente o nei templi e monasteri dove questa pratica venga seguita. Vi sono stati dei casi in cui i seguaci di Dogyal/Shugden si sono allontanati dai Monasteri di origine, ma ciò è avvenuto in
seguito a referendum eseguito in conformità alle regole della tradizione monastica Vinaya e sono stati liberi di tenere le loro quote di terreni e denaro e di praticare Dogyal/Shugden per conto proprio senza alcuna minaccia alle loro attività. Inoltre, se vi è mancanza di libertà religiosa, come è possibile che i propiziatori di Dogyal/Shugden possano viaggiare ovunque, sollevando questa questione e cercando sostenitori della propria causa tra persone completamente all’oscuro dei fatti?
• Si sostiene che il Dalai Lama starebbe mentendo: è una critica priva di fondamento poiché avere un punto di vista diverso dai praticanti di Dogyal/Shugden non è mentire, ma solo esercitare il diritto ad avere una propria opinione.
• Il Dalai Lama è accusato di essere l’unico a sostenere questo punto di vista; ciò è decisamente falso poiché le prime controversie risalgono già al XVII secolo.
Va segnalato inoltre che le proteste di alcuni praticanti di Shugden sono degenerate fino a sfociare in veri e propri episodi criminali, come quello accaduto a Dharamsala nel 1997 quando due seguaci di questo culto, attualmente ricercati dalla Interpol, hanno ucciso l’allora Responsabile della scuola di Dialettica e due suoi discepoli. Inoltre, il fatto che le organizzazioni a sostegno del culto di Shugden, si siano più volte espresse a favore delle decisioni di alcuni governi occidentali di non incontrare Sua Santità a causa delle forti pressioni politiche ed economiche esercitate dal Governo Cinese (come accaduto recentemente in Norvegia) fa ritenere che altri siano gli interessi in gioco e che nulla abbiano a che vedere con aspetti legati alla tradizione religiosa.
Nell’invitare quindi tutti coloro che sono all’oscuro di questa questione a fare molta attenzione nello scegliere la propria via spirituale, sulla base di analisi e ricerche accurate, i sottoscritti Centri Buddhisti ribadiscono con forza il loro totale sostegno nei confronti di Sua Santità il Dalai Lama e delle attività che Egli sta portando avanti da oltre cinquant’anni in tutto il mondo, dove la sua figura viene riconosciuta come quella di uno dei più grandi fautori della pace e della armonia mondiale dei nostri tempi.